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Come combattere l'inflazione con il trasferimento all'estero

Da mesi, inesorabilmente, osserviamo come l’aumento generalizzato dei prezzi abbia portato ad una registrazione di tassi di inflazione che rasentano le due cifre. <br>D’altra parte però, l’aumento dei salari e delle pensioni – pur sostenuto con bonus e misure estemporanee – non è sufficiente a garantire la stessa qualità di vita ai consumatori, intaccando spesso la quantità e la qualità dei consumi. <br><br>
In questo articolo, <b>vogliamo spiegarti come il trasferimento all’estero può aiutarti a combattere l’inflazione</b>, grazie ad una fiscalità agevolata, ma non solo… <br>
Se sei incuriosito a saperne di più, continua la lettura.

combattere l'inflazione

A ben vedere, nell’immediato, famiglie e consumatori non hanno particolari strumenti per combattere l’aumento scellerato dei prezzi e per evitare di raschiare il fondo ed intaccare i propri risparmi, spesso non vi sono altri mezzi che ridurre drasticamente i consumi.
Il fenomeno dell’inflazione dunque, pur essendo particolarmente evidente sulla spesa quotidiana, si sta trasformando in una tassa che impatta negativamente sui consumi, gettando le basi per permettere al sistema economico di entrare in recessione.

Molti italiani che rischiano di non arrivare alla fine del mese hanno dichiarato di ridurre i consumi di energia elettrica e di gas (87%) che incidono in modo significativo sulla spesa mensile. Altri dichiarano di voler ridurre il “superfluo” come cene fuori (84%), viaggi (83%), shopping e divertimenti (82%).

Quasi 7 persone su 10 decidono di tagliare le spese relative all’elettronica (78%), ai prodotti di bellezza, scarpe e cultura e alla benzina e gasolio (75%).

Si taglia anche sulla spesa al supermercato, rinunciando alle prelibatezze di salumi e la carne (67%), seguiti dal pesce (64%), dai formaggi (62%), dai surgelati (58%).

perequazione pensioni 2022

Per chi è percettore di assegno pensionistico e non è più in attività lavorativa, non ci sono particolari mezzi per contrastare l’inflazione, senza una politica monetaria dall’alto.
I lavoratori, con tutti i limiti del caso, ad esempio, potrebbero svolgere più ore di “straordinario” sacrificando il proprio tempo libero per compensare gli effetti negativi dell’inflazione sul proprio potere di acquisto.
Per i pensionati, ovviamente, quest’ultima opzione non è percorribile.

Esiste tuttavia uno strumento, ossia la perequazione delle pensioni che consiste nella rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli all’aumento del costo della vita. L’obiettivo è proteggere il potere d’acquisto della pensione, mettendolo al riparo, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione e garantire in maniera dinamica la salvaguardia del principio di adeguatezza dei trattamenti di cui all’art. 38 della Costituzione.

Solitamente, l’adeguamento delle pensioni avviene con effetto a decorrere dal 1° gennaio. Tuttavia, al momento in qui scriviamo quest’articolo, complice l’aumento generalizzato dell’inflazione, con l’adozione del Decreto Aiuti Bis, il Governo ha deciso di intervenire anticipando i tempi, senza attendere gennaio 2023.

Per contrastare gli effetti negativi sul potere di acquisto delle pensioni, infatti, l’esecutivo ricorrerà alla perequazione delle pensioni con un aumento del 2%, con effetti sull’assegno pensionistico di novembre 2022 e dicembre 2022, inclusa la tredicesima.

L’aumento automatico delle pensioni, anticipato a novembre 2022, è solo un piccolo tentativo di arginare gli effetti negativi dell’inflazione, evidentemente non sufficiente.

Molti connazionali però non vogliono arrendersi all’inesorabile aumento dei prezzi al consumo e, anziché tagliare la spesa, hanno preferito scegliere di trasferirsi ed andare a vivere all’estero, soprattutto in quei Paesi in cui è possibile percepire l’assegno pensionistico lordo, ossia, in quegli Stati in cui la pensione è detassata in virtù di un accordo per evitare la doppia imposizione.

Percepire l’assegno pensionistico detassato, dunque, senza le trattenute Irpef si è rilevato per molti una contromossa vincente per arginare gli effetti dell’inflazione, prediligendo:
Paesi in cui la tassazione delle pensioni è più bassa;
Paesi in cui l’indice dei prezzi al consumo è più basso;
• Paesi in cui il cambio euro con la moneta locale è favorevole.

Rientrano a pieno titolo tra i Paesi in cui la tassazione delle pensioni estere è più bassa il Portogallo (tassazione del 10% per dieci anni), la Grecia (con una tassazione delle pensioni italiane del 7% per quindici anni), e le Canarie per citare alcune delle mete più gettonate.

Nella seconda categoria, ossia quei Paesi in cui i prezzi della carrello della spesa sono ancora più bassi rispetto all’Italia, vi rientrano alcuni dei Paesi dell’Est Europa che, però, non diversamente dagli altri Paesi europei, sono anch’essi alle prese con una spirale inflazionistica. Se sei un pensionato residente in Bulgaria o stai pensando al trasferimento in Bulgaria, ti consigliamo vivamente di leggere il nostro approfondimento

Sebbene i trasferimenti verso quei Paesi in cui la valuta locale non è l’euro siano numericamente inferiori e richiedano una pianificazione e degli accorgimenti più importanti rispetto al trasferimento nei Paesi dell’Eurozona, uno Stato extra-UE che continua ad essere scelto da moltissimi pensionati, è la Tunisia, dove il cambio Euro-Dinaro è favorevole per chi percepisce pensioni italiane.

La Tunisia, grazie alla Convenzione stipulata con l’Italia, è meta attualmente prediletta dagli ex dipendenti della Pubblica Amministrazione che, esclusivamente in questo Paese – almeno nell’area del Mediterraneo – possono percepire la pensione detassata.

Dunque, in attesa di una politica monetaria in grado di salvaguardare il potere di acquisto degli italiani, non rimane altro che preparare le valige e partire per trasferirsi all’estero.

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