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Monte Athos

La storia del Monte Athos, perla meno esplorata e misteriosa, intrisa di storia e misticismo, nasce in Grecia, culla della civiltà occidentale che offre un vastissimo patrimonio culturale e paesaggistico.

Il Monte Athos o Agion Oros ossia Monte Santo si eleva per poco più di 2000 metri sulla più orientale delle tre propaggini della penisola Calcidica, sul mare Egeo. Il territorio della stretta penisola del Monte Athos costituisce una grande eccezione: pur essendo parte della Grecia è infatti ufficialmente una Repubblica Autonoma Monastica con capitale Kayres.

La Repubblica Monastica del Monte Athos è un’organizzazione Teocratica, dove gli abitanti, monaci cenobiti governano questo lembo di terra secondo leggi, ritmi e riti immutati sin dal periodo bizantino.

Nel territorio del Monte Athos sono presenti 20 monasteri (moní) per lo più difesi da mura e circondati da un vasto territorio; ogni monastero elegge a vita un suo rappresentante chiamato Igumeno. Intorno ai monasteri sono presenti numerosi Skita (gruppo di asceti), questi non possedendo un territorio e mura difensive, pagano un tributo al monastero, da cui dipendono e da cui vengono rappresentati. Sparse sul Monte Athos inoltre sono presenti le Keli ossia case abitate da due o tre monaci, ma subordinate ai relativi monasteri.

Lo Stato Monastico del Monte Athos ha un Parlamento costituito da 20 delegati (antiprosopi) in carica per un anno, che costituiscono la Ierà Kinotis (Comunità Sacra), la quale ogni cinque anni elegge quattro membri che formano il governo chiamato Sacra Epistasia (Presidenza Sacra) rappresentata da una figura chiamata Prorepistàtis. A tutela dell’ordine, vi sono anche delle guardie, i Serdaris, gli unici laici presenti stabilmente nel territorio del Monte Athos a cui però viene imposto il celibato.

Hai presente un luogo fuori dal tempo e dal mondo secolare? Qui sul Monte Athos, dove da più di mille anni l’uomo è alla ricerca esclusiva di Dio, il tempo è scandito con antica sacralità. Nello Stato Monastico del Monte Athos, come per le chiese ortodosse, il calcolo dei giorni segue ancora il calendario Giuliano (in ritardo rispetto al calendario gregoriano di 13 giorni) e il giorno liturgico inizia al tramonto.
Se l’Athos è un faro per l’Ortodossia, di cui conserva la spiritualità, lo è ancor di più per il mondo bizantino di cui conserva l’enorme patrimonio culturale, rimasto protetto da un territorio aspro e impervio e da una rigida chiusura alla modernità.

Nonostante il nome Athos rimanga legato al mondo della mitologia greca, che racconta del gigante Athos in perenne lotta con Poseidone che dopo averlo vinto lo seppellì sotto la montagna, il mondo dell’Agion Oros è permeato da un’ortodossa spiritualità anche nella leggenda che consacra il Monte Athos alla Vergine
Maria, donandogli l’appellativo di “Giardino della Vergine“.

Si racconta infatti che Maria e San Giovanni, partiti dalla Palestina e diretti a Cipro per far visita a Lazzaro, fossero stati sorpresi da una violenta tempesta che li fece approdare sul Monte Athos. Maria colpita dalla bellezza del luogo prega il Figlio che gliene faccia dono. Dal cielo con voce tonante il Figlio gliela consacra. Consacrazione che, nonostante i millenni, nella realtà rimane invariata, perché nessuna donna vi potrà mai più mettere piede.

Ancor prima della costruzione del primo e del più grande monastero del Monte Athos (la Grande Lavra) ad opera di S. Atanasio nel 963 – vige l’Avaton.

Introdotto nel diritto romano ai tempi di Giustiniano nel 539, l’Avaton contiene il divieto che impedisce di entrare in un monastero al sesso opposto da quello dei monaci o delle monache che vi risiedono. Sembrerà incredibile ma, ancora oggi sul Monte Athos, ritenuto un luogo interamente sacro e un monastero vivente, le donne non possono entrare perché ritenute una tentazione che potrebbe distrarli da una vita consacrata
totalmente a Dio ed incentrata su rigide regole monastiche.

Neppure ai reali è fatta eccezione. La storia racconta che nel 1346, Jelena, moglie del Sovrano di Serbia che aveva elargito cospicue donazioni, fu trasportata senza farle toccare il suolo e che il monastero fu ricoperto di tappeti.

Una giornalista francese (Maryse Choisy) nel 1929 affermò di essere riuscita ad entrare e di aver trascorso addirittura un mese
intero sul Monte Athos. L’esperienza raccontata in un libro (“Un mois chez les Hommes”) fu però smentita e ridicolizzata dai monaci.

Malgrado i vari racconti e i vari tentativi di approdo, il Monte Athos fu violato – si suppone – “solo” dodici volte dall’anno 382. In tempi più recenti, due furono le donne ad aver tentato quest’impresa: Aliki Diplarakou, che dopo aver vinto il titolo di Miss Europa, nel 1930 entrò sul Monte Athos travestita da uomo e Maria Poimenidou che nel 1953, a soli 22 anni travestita da uomo finse di partecipare ad una conferenza di studi bizantini e vi soggiornò dal 17 al 19 aprile. Riuscì a visitare la maggior parte dei monasteri e affermò che aveva pianificato il tutto con ardente desiderio, per capire come vivessero i monaci attoniti. La sua eroica impresa le costò però un anno di reclusione.

Le severe regole monastiche che non consentono l’ingresso alle donne sul Monte Athos, vietano anche l’ingresso di animali di sesso femminile. Questa volta però il divieto non nasce dalla moralità quanto dalla visione della vita monastica in sottomissione e povertà.
Il divieto impedisce il riprodursi delle greggi e il conseguente arricchimento dei monaci.

Se desideri visitare il Monte Athos, devi essere in possesso del Diamonitirion (il permesso ufficiale) che ti verrà rilasciato solo se sei un uomo e se puoi dimostrare di avere un interesse religioso o scientifico. Ogni giorno vengono rilasciati 110 permessi ma solo 10 sono riservati ai non ortodossi. Ottenuto il permesso potrai soggiornare per 3 notti godendo dell’ospitalità dei monaci. L’unico ufficio adibito al rilascio del permesso è il Mount Athos Pilgrims’ Bureau.

Sull’Athos si arriva solo in barca partendo da Uranoùpoli (che significa città del cielo) salpando dal porto che ti porterà a Dafni che, insieme a Kayres, costituiscono le uniche città della penisola dell’Athos. Qui del mondo secolare troverai solo qualche locanda, un ufficio postale e un ospedale. Ma i paesaggi e il
patrimonio architettonico, le icone e le più ricche biblioteche dei monasteri fanno fare un salto nei secoli.

Sul Monte Athos è vietata la caccia, il consumo di carne e anche la balneazione; i pasti poveri e frugali sono consumati in assoluto silenzio durante la lettura della vita dei Santi e dei Padri della Chiesa. I monaci digiunano più di 200 giorni l’anno e pregano anche per 12 ore al giorno, coltivano la terra con dedizione e gratitudine in luoghi aspri e impervi.

Se sei tra i più fortunati ad avere la possibilità di accedervi, sappi che il Monte Athos è un viaggio mistico fuori dal mondo e dentro di te. Quanto alle donne invece rimane solo la possibilità di ammirare da lontano (almeno 500 metri dalla costa) le bellezze del luogo o consolarsi con qualche interessante lettura.

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