Alla scoperta di Creta: l’isola fantasma di Spinalonga
Occultamento, fantasmi e morte: potremmo riassumere in queste tre parole il mistero che ha avvolto per decenni l’isola di Spinalonga a nordest di Creta, fino al 2005, quando la scrittrice Victoria Hislop ha riportato alla luce con il suo romanzo “The Island” le oscure vicende che avevano caratterizzato l’isola fino al 1957.

Ci troviamo nel Golfo di Mirabello, a nord est di Creta: qui un’isola dimenticata fu in passato roccaforte dei Veneziani che la trasformarono nella più importante fortezza della Serenissima nel Mar Egeo, per poi passare, intorno al 1715, sotto il controllo dei turchi.
Stiamo parlando della piccola isola di Spinalonga, raggiungibile dal piccolo porto di Plaka, sulla terraferma, in circa 30 minuti. L’isola, oggi attrazione turistica in quanto circondata da un alone di mistero che non riesce a frenare la curiosità dei turisti, è conosciuta per essere stata nei primi anni del 1900 fino al 1957, un lebbrosario in cui venivano deportati non solo i malati, ormai totalmente emarginati dalla società, ma anche oppositori politici che venivano illegalmente classificati come lebbrosi.
Grazie alla sua posizione, Spinalonga si prestava benissimo a questo scopo, infatti la sua vicinanza al porticciolo, rendeva molto facile il trasporto di malati e viveri.
Una volta raggiunta l’isola, i lebbrosi erano costretti a camminare sotto un tunnel rinominato “la Porta di Dante”, come a voler ricordare che nessuno di loro sapeva a cosa stava andando incontro, non conoscendo il proprio destino. Qui i malati vivevano in condizioni pessime, il cibo e le medicine scarseggiavano e l’unica consolazione era il raki, la famosa grappa cretese, che permetteva loro di dimenticare per dei brevi momenti l’orrore di quella vita da esiliati.



Solo nel 1936, grazie allo sforzo di un giovane lebbroso, Epaminondas Remoundakis, che fondò la Confraternita dei pazienti di Spinalonga, le condizioni di vita dei malati iniziarono a migliorare: le case vennero imbiancate, vennero organizzati dei piccoli concerti da chi sapeva suonare e aboliti gli specchi, tanto odiati dai lebbrosi che volevano fuggire dalla propria immagine riflessa.
Iniziò da quel momento per i malati un’esistenza diversa, tant’è che il miglioramento nella qualità della vita, portò alcuni di loro a sposarsi e mettere al mondo dei bambini, molto spesso sani.
Nel 1957, a causa delle denunce internazionali, il governo ellenico fu obbligato a deportare gli ultimi malati nelle strutture ospedaliere di Atene e abbandonare qualsiasi progetto su Spinalonga, tant’è che da quell’anno divenne di fatto un’isola fantasma, depredata di tutto, anche delle sue stesse pietre su cui si reggeva la comunità di lebbrosi che aveva vissuto lì qualche attimo prima.
L’attenzione su Spinalonga fu riportata in vita nel 2005 dalla scrittrice Victoria Hislop, la quale volle esplorare la storia dell’isola perchè legata indissolubilmente a quella della sua famiglia, in particolare a quella della madre. I tentativi del governo nel voler insabbiare l’orrore vissuto da centinaia di malati furono quindi resi vani, grazie alla testimonianza del libro “The Island” e di una serie TV del 2010, che diede la forza ai guariti di regalare la propria testimonianza al mondo.
Il giovane lebbroso Remoundakis scrisse: “Da qualche tugurio vicino, sentirai l’eco del lamento di una madre o di una sorella o del sospiro di un uomo. Asciugati un paio di lacrime dagli occhi e vedrai lo scintillio dei milioni di lacrime che hanno inzuppato questa strada”.
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